Castelfiorentino, la rigenerazione passa dagli investimenti
Dalle infrastrutture alla sanità, passando per l’industria: nel futuro del Comune della bassa Valdelsa c’è un piano di investimenti destinato anche a valorizzare le eccellenze già esistenti sul territorio come la produzione di cornici e la tradizione secolare dei tartufai.
Il cielo è roseo sopra Castelfiorentino. L’immediato futuro porta infatti in dote un piano d’investimenti pubblici e privati che condurrà il Comune della bassa Valdelsa a una vera e propria rigenerazione. Percorso iniziato con il completamento della nuova SR429, che vedrà proprio nel 2022 l’inizio dei lavori per la realizzazione del lotto III Castelfiorentino-Certaldo per un investimento di 27 milioni di euro. Sempre in ambito mobilità, opera capitale del valore di 167 milioni sarà il raddoppio della linea ferroviaria Granaiolo-Empoli. Importanti anche gli investimenti in campo socio-sanitario come i 13 milioni per l’ampliamento e la ristrutturazione del polo ospedaliero di Santa Verdiana, dopo il recente accordo col ministero della Salute, e i 20 milioni per la realizzazione della nuova Rsa.
Sempre in tema investimenti, un ruolo importante ha ricoperto e continuerà a ricoprire il distretto industriale di Castelfiorentino: un’eccellenza che nel corso degli anni si è evoluta e allargata.
Tra le eccellenze di vecchia data, impossibile non citare chi – come Enzo Niccolini, Mauro Fioravanti e Rossano Ciani – da oltre 20 anni esporta la pregevolezza di un prodotto italiano decisamente distintivo come le cornici in tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone pur mantenendo una forte identità artigianale, dall’alta qualità del legname utilizzato alla meticolosa lavorazione, con uno sguardo sempre rivolto al futuro e all’ecosostenibilità.
Tradizione amalgamata a una visione d’impresa globale con una buona dose d’innovazione sembra essere la ricetta vincente e caratteristica del territorio di Castelfiorentino, come può confermare chi di ricette se ne intende, ovvero Stefania Calugi, discendente da una tradizione secolare di tartufai, che dal 1987 arrivando a oggi, insieme al marito Jurij Marchetti ha fatto conoscere a livello interna-zionale il tartufo italiano e le sue trasformazioni enogastronomiche, partendo da ricette tipiche dell’area fiorentina declinate poi verso i gusti e le tradizioni culinarie di decine di paesi provenienti da tutti i continenti.
Fiore all’occhiello del territorio ovviamente il tartufo bianco prodotto tipico delle colline sanminiate-si, area geografica di cui fa parte anche il comune di Castelfiorentino. Anche se non solo di tartufo bianco si vive.
Andrea Biagioni
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