Coltivare la Memoria: il calcio storico fiorentino
Primo appuntamento con l’edizione 2023 del progetto nato in collaborazione con la Città metropolitana di Firenze. Quest’anno spazio anche ad epoche diverse dalla seconda guerra mondiale. Si comincia con la tradizione più antica di Firenze, il calcio in costume.
Prima di entrare nel merito della storia del calcio in costume, parliamo un po’ della macchina organizzativa messa in piedi dal Comune di Firenze. Sport con l’uso di oggetti sferici si praticavano praticamente in ogni cultura antica. Gli antichi Greci giocavano alla sferomachia, simile al rugby, poi adottata dai Romani che la modificarono e chiamarono harpastum. Nel 59 avanti Cristo fu fondata la colonia romana per veterani dell’esercito romano di Florentia. Furono i militari a portare a Firenze l’harpastum, il “babbo”, come si dice in Toscana, del calcio in costume.
Il forte esercito di Carlo V alleato di papa Clemente VII contro la piccola Repubblica Fiorentina per ristabilire la famiglia dei Medici sul trono della città. Firenze era ormai assediata da quattro mesi anche perché Carlo V temeva che il modello oligarchico della Signoria fiorentina potesse essere riprodotto in altre città dell’impero. Nonostante questo, nonostante la fame e le malattie, a Firenze si decise di giocare una partita, non solo per non interrompere la tradizione, ma soprattutto per lanciare un messaggio all’esercito imperiale, facendogli vedere che i fiorentini non si piegavano e che stavano bene tanto da divertirsi giocando a calcio. Dalla sua reintroduzione in epoca fascista, con la sola interruzione nel 1943 e nel 1944 per la guerra, il tradizionale calcio in costume è ritornato a scorrere nelle vene dei fiorentini. Certo, al giorno d’oggi non è più come quando il tifo per le squadre era ben radicato nei confini dei singoli quartieri. Adesso, infatti, visto che molti fiorentini si sono spostati in altre zone della città o addirittura fuori, c’è meno senso di appartenenza territoriale e si possono trovare tifosi dei quattro quartieri un po’ dappertutto, per tradizione di famiglia o per semplice simpatia.
Marco Gargini
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