Città metropolitana, firenze, San Casciano in Val di Pesa

Coltivare la memoria, la strage di via dei Georgofili

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venerdì 28 Aprile 2023

Ore 1.04 della notte tra il 26 e il 27 maggio 1993. Un’autobomba deflagra in pieno centro a Firenze e spezza la vita di 5 persone. 48 i feriti, ingenti i danni al patrimonio artistico.

Fabrizio Nencioni, vigile urbano a Firenze, 39 anni. Angela Fiume, custode dell’Accademia de’ Georgofili, 31 anni. Le figlie Nadia, quasi 9 anni, e Caterina, 50 giorni. Una famiglia spazzata via sotto le macerie della Torre dei Pulci. Dario Capolicchio, studente universitario, 22 anni, morto nell’incendio che si sviluppò nelle abitazioni circostanti. 48 feriti. Opere d’arte irreparabilmente danneggiate come “I giocatori di carte” di Bartolomeo Manfredi e “L’adorazione dei Pastori” di Gherardo delle Notti. Firenze, compatta, ha trovato la forza di rialzarsi.

Caterina, la più piccola vittima, pochi giorni prima era stata battezzata. Nell’appartamento dove viveva la famiglia Nencioni si respirava ancora aria di festa. Poi la bomba.

Dainelli ritiene che la cosiddetta “trattativa Stato-mafia” sia stata la madre delle stragi di Firenze e di via Palestro a Milano.

Per la strage dei Georgofili sono stati comminati 16 ergastoli.

I responsabili
Mandanti: Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Filippo e Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Giuseppe Ferro e Francesco Tagliavia.
Esecutori materiali: Giuseppe Barranca, Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro, Francesco Giuliano, Pietro Carra, Vincenzo Ferro, Gioacchino Calabrò, Giorgio Pizzo, Antonino Mangano e Cosimo D’Amato.
Mandanti esterni a Cosa Nostra: in attesa di scoprire “le menti fini” richiamate dal magistrato Piero Luigi Vigna.

SI RINGRAZIANO
Città metropolitana di Firenze
Comune di Firenze
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili
Vigili del fuoco – Comando di Firenze
Francesco Martinucci
Gli intervistati

A Nadia, mia coetanea, che ha trovato il tramonto subito dopo l’alba

Marco Gargini

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