#pianostrategico: manifattura e tutela del lavoro
Ripercorriamo insieme il caso dell’Ortofrutticola di Marradi
Il Piano Strategico 2030 della Città metropolitana di Firenze dedica vari passaggi alla necessità di tutelare e promuovere un rinascimento dell’impresa manifatturiera di qualità, ciò che da sempre connota il “made in Florence” e il “made in Tuscany”. Ne parliamo raccontando la questione dell’Ortofrutticola di Marradi
Il Piano Strategico 2030 della Città metropolitana di Firenze dedica vari passaggi alla necessità di tutelare e promuovere un rinascimento dell’impresa manifatturiera di qualità, ciò che da sempre connota il “made in Florence” e il “made in Tuscany” e che è legata, non solo alle grandi imprese, ma anche al tessuto delle piccole e medie imprese e dell’artigianato di qualità, in particolare nelle zone al di fuori del capoluogo. Un caso agli onori dele cronache negli ultimi mesi è quello dell’Ortofrutticola di Marradi, che ha messo in primo piano tipicità locali, tutela del lavoro, mantenimento delle tradizioni produttive.
Il marrone: fiore all’occhiello del comune montano del Mugello che fa (e ha fatto) di questo prodotto il principale mezzo di sostentamento, creando con esso un legame indissolubile.
Testimone di questo legame l’ortofrutticola del Mugello fondata nel 1984 e specializzata nella lavorazione delle castagne e dei Marroni con una trasformazione media di circa 7.000 tonnellate di castagne all’anno, esportate poi in oltre 30 paesi del mondo FACCI UNA GRAFICA SU QUESTI DATI. Tuttavia il cuore pulsante di questo territorio ha rischiato di non battere più. A fine dello scorso anno la nuova proprietaria Italcanditi ha comunicato la volontà di chiudere lo stabilimento e spostare tutta la produzione a Bergamo.
Settimane e settimane di preoccupazione, di presidi, trattative, incontri eventi e manifestazioni, che hanno visto coinvolti tutti i protagonisti della vicenda, dalle lavoratrici in prima linea nella protesta, ai sindacati, le istituzioni, la politica, la Regione e i cittadini per difendere un simbolo della propria comunità che attualmente dà lavoro a una decina di operai a tempo indeterminato e a 56 stagionali oltre che a tutti i diversi soggetti coinvolti nella filiera. Una contestazione che è riuscita, almeno per i prossimi anni, a salvaguardare la fabbrica e i posti di lavoro di chi in questa fabbrica ci ha trascorso una vita.
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